Contabilità pubblica, la riforma Accrual accelera: novità nel piano dei conti

Mentre gran parte degli enti pubblici si godeva la pausa estiva, la Ragioneria Generale dello Stato ha dato un’accelerazione decisiva al percorso di riforma contabile previsto dalla misura 1.15 del PNRR. Tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, ha pubblicato due atti fondamentali: la Determina n. 129 del 25 luglio, contenente gli schemi di raccordo, e il Decreto ministeriale del 6 agosto, che definisce i requisiti minimi dei sistemi informativi.

Con questi provvedimenti, ha preso ufficialmente il via la fase pilota della riforma Accrual. Le amministrazioni coinvolte sono ora chiamate a riclassificare i propri bilanci secondo il principio accrual e i nuovi standard contabili ITAS. Si tratta di un passaggio verso un modello contabile più moderno, allineato agli standard internazionali IPSAS ed EPSAS, che punta a rappresentare in modo più realistico la situazione economica, patrimoniale e finanziaria della pubblica amministrazione.

Riclassificare per imparare: la fase pilota

L’obiettivo della riforma è ambizioso: portare almeno il 90% delle pubbliche amministrazioni italiane ad adottare, entro il 2026, un sistema contabile accrual. I provvedimenti estivi rappresentano una svolta concreta verso questo traguardo.

I nuovi modelli forniscono istruzioni dettagliate su come riclassificare i bilanci secondo il sistema ITAS, su quali elementi focalizzarsi e su come organizzare i flussi informativi verso le banche dati centrali. La fase pilota, tuttavia, non impone l’adozione immediata del nuovo sistema. Offre invece uno spazio di sperimentazione per consentire agli enti di acquisire familiarità con gli strumenti accrual e di testare i nuovi modelli.

Le amministrazioni coinvolte devono riclassificare il bilancio economico-patrimoniale, redatto secondo il D.Lgs. 118/2011, utilizzando i principi ITAS. Il risultato sarà un rendiconto sperimentale relativo all’esercizio 2025, da trasmettere nel 2026.

Questa attività non si limita a un adempimento formale. Permette agli enti di esaminare criticamente i propri processi contabili, di individuare eventuali difficoltà e di avviare una riflessione strategica in vista dell’adozione definitiva del nuovo sistema. Il MEF, dal canto suo, raccoglierà i dati e le osservazioni utili per perfezionare il quadro normativo e operativo.

Le novità principali: più conti, più dettaglio, più trasparenza

Una delle novità più concrete e significative riguarda l’aggiornamento del piano dei conti, che assume ora una struttura molto più articolata. Il nuovo piano multidimensionale, allegato alla determina 129, è stato ampiamente rivisto e ampliato. Oggi include oltre 1.000 nuove voci tra conti e sottoconti, molte delle quali introdotte per rendere possibile una rappresentazione più accurata delle grandezze economiche e patrimoniali.

Tra le principali novità introdotte:

  • Il riconoscimento esplicito dei beni in leasing, distinti tra mobili, immobili e materiali;
  • L’introduzione dei fondi ammortamento anche per i beni demaniali;
  • La distinzione tra beni demaniali culturali e non, con conti specifici per eventuali svalutazioni;
  • La classificazione tra crediti e debiti correnti e non correnti, in linea con gli standard internazionali;
  • Le nuove modalità di contabilizzazione dei contributi agli investimenti, ora rilevati a patrimonio netto anziché come ricavi pluriennali;
  • Il calcolo automatico di fondo di dotazione e risultato economico, che non saranno più inseriti manualmente ma generati in base alla nuova struttura contabile.

Queste modifiche interessano sia la contabilità economico-patrimoniale, che diventerà obbligatoria a partire dal 1° gennaio 2026, sia la contabilità finanziaria, che regola i bilanci di previsione e consuntivi. Alcune variazioni, come la soppressione di conti obsoleti, entreranno in vigore nel 2027, per consentire una transizione più fluida.

Modelli e strumenti: Excel, linee guida e... tanta manualità

Per accompagnare gli enti in questa fase iniziale, il MEF ha pubblicato sei modelli distinti, differenziati per categoria di ente (amministrazioni centrali, enti locali, SSN, enti residuali, ecc.). Ogni file include diversi fogli di lavoro, tra cui:

  • Il piano dei conti vigente;
  • Il piano dei conti accrual (Segmento A);
  • Lo stato patrimoniale riclassificato;
  • Il conto economico riclassificato.

Molti collegamenti tra i fogli sono automatizzati, ma non mancano sezioni da compilare manualmente, in particolare per le voci che non trovano una corrispondenza diretta nel nuovo piano dei conti. Alcuni elementi, come le quote annuali dei contributi agli investimenti, le manutenzioni straordinarie su beni di terzi o il fondo di dotazione, dovranno essere gestiti con logiche completamente nuove.

Il successo della fase pilota dipenderà in gran parte dalle competenze degli operatori contabili e dalla qualità del supporto formativo e consulenziale attivato dagli enti.

Una trasformazione che parte dai processi

Il passaggio alla contabilità accrual richiede molto più di un aggiornamento normativo. Implica un cambiamento organizzativo, l’adozione di nuovi strumenti tecnologici e, soprattutto, una nuova mentalità nella gestione del bilancio pubblico. Le amministrazioni sono chiamate a mappare i propri processi gestionali, attività che sarà determinante per rivedere i sistemi informativi e adattarli al nuovo approccio contabile.

Il MEF non ha fornito un modello unico per questa mappatura, lasciando libertà agli enti di definire il proprio schema. Questo approccio punta in realtà a stimolare una presa di coscienza interna da parte delle amministrazioni. Solo comprendendo nel dettaglio il funzionamento dei propri processi sarà possibile integrare efficacemente la contabilità economico-patrimoniale.

Per affrontare con successo questo cambiamento, gli enti devono agire per tempo. La fase pilota rappresenta il primo vero banco di prova. Le competenze che si svilupperanno oggi faranno la differenza nei prossimi anni, quando la contabilità accrual diventerà a tutti gli effetti la nuova normalità.

Deda Value: al fianco degli enti pubblici con il progetto Accrual PA

In questo contesto di trasformazione normativa e organizzativa si inserisce il contributo concreto di Deda Value, azienda del Gruppo Deda, che con il progetto Accrual PA – realizzato in collaborazione con l’Università di Pisa, il Centro Studi Enti Locali e ASFEL – sta accompagnando decine di enti pubblici lungo il percorso di adozione del nuovo modello contabile.

Ad oggi, oltre 600 dipendenti pubblici hanno partecipato ai webinar formativi gratuiti organizzati dal progetto, mentre numerosi interventi di formazione sono stati svolti direttamente presso gli enti, con affiancamento operativo personalizzato.

Accanto alla formazione, Deda Value fornisce una consulenza specialistica continuativa, che comprende l’analisi dei bilanci, la valutazione e classificazione delle immobilizzazioni materiali, e l’aggiornamento degli inventari patrimoniali.

L’approccio è chiaro: meglio iniziare a lavorare con gli elementi oggi disponibili, per poi adattarsi in corso d’opera, piuttosto che attendere e rischiare di arrivare in ritardo.

Il completamento della fase pilota infatti è previsto entro il secondo trimestre del 2026, cui seguirà l’adozione dell’atto legislativo che darà avvio ufficiale alla fase transitoria. Solo allora il nuovo sistema potrà cominciare ad entrare a regime, con l’obiettivo finale fissato per il 2030.

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Foto ambassador Iennaro

Vincenzo Iennaro

Esperto in contabilità finanziaria, contabilità generale ed economica-patrimoniale, Operation Manager presso Deda Value